UNA DOMANDA AL PRESIDENTE DI ITALMERCATI FABIO MASSIMO PALLOTTINI SULL’APPUNTAMENTO DI DOMENICA 26 MAGGIO

Presidente in questi giorni ed ancora di più nelle ultime battute registriamo appelli al voto per le prossime consultazioni europee. Lei si unisce al coro?

Certamente. Ad ogni diritto corrisponde un dovere e questo è sempre vero ma ancor più lo è quando si parla di esercitare il diritto al voto. La partecipazione democratica e attiva è un dovere inalienabile.

Entrando nel merito del dibattito, riguardo all’esigenza di rivedere assetti, equilibri e quadri normativi da Presidente della più rappresentativa compagine di questo grande settore che è l’agroalimentare all’ingrosso quali sono gli argomenti che le stanno maggiormente a cuore?

In poche battute non è facile. Anzitutto credo nella necessità di un’Unione Europea nel vero senso del termine. Unione è l’opposto di divisione. Avere punti di vista diversi è lecito e legittimo ma nel merito occorre sempre tenere a cuore la necessità di garantire ai paesi dell’unione una risposta efficace ai problemi e alle rinnovate esigenze di un mercato in continua evoluzione che si trova a confrontarsi con dei giganti i quali, nonostante la crisi, ancora detengono il 40% della ricchezza mondiale.

Nel suo blog oggi sollecita ad una riflessione in merito al ruolo della nostra Agricoltura e fa un appello che suona imperativo: è ora di un italiano come Commissario all’Agricoltura in Europa. Un appello che coinvolge tutti e non solo gli addetti ai lavori?

I numeri parlano chiaro.  L’adozione di misure ecosostenibili non può più essere rimandato. E’ un principio culturale prima che politico.  Un articolo di oggi sul Corriere della Sera ci dice che un essere umano su sette non ha accesso a fonti di acqua pulita. Un dato che non può solo definirsi allarmante. Occorre un quadro normativo di tutela e di cambiamento al tempo stesso. Il futuro dell’agricoltura italiana passa anche di qui.

Rilanciare il ruolo della nostra Agricoltura quindi è un principio irrinunciabile? Perché

L’agricoltura Italiana è la prima in Europa per il valore aggiunto, ben 32,2 miliardi, più di Francia (32,1), Spagna, (30,2) e Grecia (16,8). Un valore aggiunto estremamente significativo perché mette insieme qualità, occupazione, reddito. Nei confronti di questo valore occorrono adeguate garanzie. A questi dati si aggiungono quelli che riguardano più in generale l’agroalimentare, un comparto che vale oltre il 12% del PIL e 40 miliardi di prodotto esportato, pur in mancanza di un progetto strategico mirato. E’ quindi evidente che l’agroalimentare italiano deve trovare quella centralità che nella politica del nostro Paese ancora manca e che invece è molto affermata, ad esempio, in Francia.

Creare un Ministero dell’Agroalimentare e del cibo italiano, rivedere un eccesso di decentramento sono forse i primi passi per affermare un nuovo protagonismo. Il successivo sarà la scelta del prossimo Commissario a Bruxelles. E’ ora di un Italiano che abbia a cuore anche la questione fiscale al fine di rendere i paesi europei parimenti competitivi.

E’ una scelta che darebbe un doppio segnale: a Roma, per ridare voce e forza ad un settore che si è sentito un po’ abbandonato in questi anni ed a Bruxelles, per affermare il ruolo del nostro modello di produttori di eccellenza agroalimentare in Europa.

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